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Lampuga  

La Coriphaena Hippurus è un pesce che vive praticamente in tutti i mari del mondo, tropicali e sub-tropicali, compreso il Mediterraneo. In Italia è un pesce abbastanza comune nel Tirreno Meridionale e intorno alle nostre isole maggiori mentre è più raro in alto Adriatico.

Pesce di taglia medio-grande, è caratterizzato dal corpo molto allungato ed  estremamente compresso lateralmente. La lampuga può raggiungere i 190 cm. di lunghezza. La taglia media dei pesci catturati in Mediterraneo è tra il chilo ed i tre chili di peso, con rari esemplari che superano i dieci, quindici chili di peso.

La lampuga - 1

La pelle appare liscia al contatto perchè interamente ricoperta da scaglie minutissime. La linea laterale è ondulata e forma una V rovesciata sopra le pinne pettorali. Il dimorfismo sessuale è spiccato ed i rappresentanti dei due sessi si caratterizzano per la forma differente della testa che nei maschi, con l’età, assume un profilo più ampio, fino a diventare quasi verticale. La bocca è obliqua e non particolarmente grande, con la mandibola leggermente prominente. I denti sono uncinati con la punta rivolta all’interno della bocca.  Sono presenti anche sulla lingua.

La pinna dorsale è unica e molto lunga ed alta mentre la anale è meno sviluppata. Le ventrali possono essere ripiegate indietro e trovare alloggiamento in una depressione del corpo, caratteristica tipica dei grandi nuotatori. La coda, piuttosto allungata, è profondamente forcuta, coi lobi di uguali dimensioni.

La colorazione della lampuga è qualcosa di strabiliante. Il dorso e la lunga pinna dorsale variano tra l’azzurro ed il verde con incredibili riflessi metallici. I fianchi sono brillanti con splendidi riflessi argentati e dorati. Sono presenti e ben visibili numerosi punti e piccole macchie dorate, probabile origine del nome spagnolo di “dorado”. I colori purtroppo scompaiono subito dopo la morte dell’animale.

E’ un pesce pelagico d’alto mare che accosta solo saltuariamente e solo ove le alte scogliere rocciose cadono a picco in un mare ove la profondità è comunque di alcune decine di metri. Ha abitudini spiccatamente gregarie e costituisce branchi composti anche da numerosi individui. Ha l’abitudine di soffermarsi all’ombra di relitti o di altri oggetti galleggianti alla deriva.

La lampuga - 2

Questa caratteristica viene sfruttata dalla pesca professionale nelle acque del basso Tirreno ove i pescatori creano delle zone di concentrazione di questi pesci costruendo i “cannizzi”, isole galleggianti realizzate con fronde di palma e stuoie galleggianti.

La sua alimentazione di pesce predatore del mare aperto si basa su alici, sardine, aguglie, pesci volanti, sgombri e sugarelli.

La pesca sportiva a questo pesce viene praticata in genere con maggior successo in Estate ed in Autunno. Può essere esercitata con differenti tecniche. Le più frequenti sono il light drifting, pasturando abbondantemente ed innescando alici intere o mezze sardine e la traina con gli artificiali. Da privilegiare, in questo caso, le esche che lavorano in superficie, quali piume, piccoli popper, kona e minnow di tipo floating.

La lampuga viene pescata anche trainando con esca naturale, viva o morta ed a spinning. Nel primo caso si innescano piccole aguglie vive oppure una sarda intera o un filetto di calamaro, privato della pelle ed innescato con due ami. Si traina sempre in superficie, senza piombare la lenza, a velocità molto bassa in caso di esca viva, più sostenuta con esca morta.

Nello spinning si usano prevalentemente artificiali di superficie quali popper, minnow floating, wolking the dog, cucchiaini ondulanti e jig. I recuperi devono essere molto veloci, tanto le lampughe lo saranno sempre di più. Saltuariamente, gli esemplari di mole maggiore restano vittime delle lenze destinate ai tonni in drifting come pure dei palamiti di superficie per gli spada.

La carne è eccellente. Ottimo pesce crudo, bollito, alla mugnaia, fritto. Insomma, davvero un eccellente protagonista della cucina marinara.