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Piccoli angler crescono 
   
    
 
 

Credo che a tutti noi piaccia condividere le nostre esperienze con gli altri. Con i nostri compagni di vita, con gli amici più cari, con i figli. Anche per la pesca è così. Raccontare di una bella pescata, dell’attrezzatura usata, delle scelte fatte, degli errori commessi, fa parte della pesca. Normale quindi è cercare di condividere queste esperienze con le persone a noi più vicine, i figli in primis. Solo la sera al nostro ritorno o partecipando insieme?

La condivisione delle esperienze trova la sua massima espressione nella partecipazione. Fare insieme una cosa non è come raccontarla dopo averla fatta. Allora sarebbe davvero bello portare sempre con noi i nostri figli se questi hanno la nostra stessa passione per la pesca, il nostro spirito d’avventura, il nostro amore per il mare.
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 palamita giulietto

Per fare di loro i nostri compagni di pesca ci vuole però del tempo e non sempre ci si riesce. Le loro scelte da individui liberi vanno rispettate e non è il caso di forzare la loro volontà. Spingerli a venire con noi contro la loro volontà non avrebbe senso. Quello che dobbiamo fare è semplicemente offrire loro le occasioni di fruire di questa opportunità se lo vorranno.

L’approccio però deve tener conto delle loro esigenze, l’avvicinamento deve avvenire a piccoli passi, senza correre troppo. Portare un bambino a pesca di tonni in drifting sarebbe il modo migliore per allontanarlo definitivamente da noi e dalla pesca. Intanto perché le occasioni di vivere la grande emozione di una cattura sono rare e poi perché un conto è esserne protagonisti un altro è esserne solamente spettatori. Meglio allora iniziare con tecniche meno impegnative nelle quali anche i più piccoli possano essere coinvolti attivamente.

Anche le condizioni meteo vanno tenute in debito conto. La prolungata esposizione al sole è da evitare, meglio ricorrere, se possibile, al tendalino che ombreggi almeno una parte dell’imbarcazione. Comunque, non dimenticate mai la crema solare ad alta protezione perché la pelle di un bambino è più delicata. In inverno, evitate uscite col maltempo, pioggia e freddo possono facilmente portare raffreddori e mal di gola cui i bambini sono spesso soggetti. Infine, scegliete, per quanto possibile, di uscire in mare solo in condizioni di mare calmo, per evitare rischi inutili o anche solo che il piccolo si spaventi o soffra il mal di mare.

Per un bambino anche la cattura di un pesce di pochi grammi può essere una grande emozione. Di contro, le lunghe attese non sono per lui. Si annoierà e presto cercherà nell’ambiente altre fonti di divertimento.
  
serra grosso giorgio

I giovani, lo sappiamo bene per esserci passati, vogliono bruciare le tappe. Presto vorranno cimentarsi con pesci di mole. Non assecondare queste richieste è difficile (vorremmo farlo anche noi!) ma necessario. Aiutiamoli a crescere, come pescatori, con la dovuta gradualità.

Tenendo conto di ciò, le prime uscite dovranno essere impostate con tecniche in grado di catturare molti piccoli pesci coi quali il giovane angler si possa cimentare in prima persona, acquisendo nel contempo la fiducia e la tecnica necessari per affrontare prede più impegnative.

Per incrementare il ritmo dei pesci da recuperare, spesso gli passeremo anche la nostra canna, in modo che sia lui a gestire in prima persona quella che per noi è solo l’ultimo atto dell’azione di pesca ma che per lui è tutta la pesca. Perché di quello che viene prima, dalla scelta del posto alla preparazione della lenza e alla scelta dell’esca, siamo solo noi ad occuparcene.

Ottimali sono quindi il bolentino a basse profondità e la piccola traina costiera.

Col primo si potranno insidiare fragolini, tracine (prestare la massima attenzione) e triglie sulla sabbia, perchie, donzelle, sparlotti e boghe sugli scogli. In genere le catture sono abbondanti e non richiedono particolari accorgimenti. Anche la pesca con i sabiki sui branchi di sugarelli può essere fonte di divertimento.
  
ricciola laura
  
Trainando le piume, dei piccoli ondulanti, dei piccoli minnow o le matassine nell’immediato sottocosta, le catture di occhiate, aguglie, stelle e sugarelli non dovrebbero essere certo infrequenti.

Durante queste prime uscite, gratifichiamoli nel modo dovuto. Non sminuiamo la cattura dei pesci piccoli con la sufficienza di chi è abituato a prede ben più significanti. Viviamo i loro successi con entusiasmo, in fondo sono anche nostri successi importanti!

Inoltre, mi raccomando, usiamo la dovuta accortezza nel far loro presenti gli errori che inevitabilmente commetteranno. Siamo indulgenti, pur dando loro tutti i consigli necessari a gestire al meglio l’azione di recupero di un pesce. Gli errori servono per crescere e li commettiamo anche noi, spesso. Ricordiamocelo.
  
serra matteo francesco
  
Quando saranno un po’ più grandicelli ed avranno acquisito una certa pratica con l’attrezzatura potremo passare a tecniche un po’ più impegnative, con pesci in grado di mettere alla prova il livello tecnico da loro raggiunto. E’ il caso del light drifting ai sugarelli, ai lanzardi, ai tonnetti. Anche questa è una pesca che se effettuata nella stagione giusta e nei posti giusti garantisce un buon numero di catture ed è un’ottima palestra.

Solo dopo essersi fatte le ossa e se avranno contratto la “malattia” della pesca sarà il caso di avviarli alla traina di fondo, allo spinning o al drifting, sempre però tenendo conto dei limiti fisici dei bambini affinchè la pesca resti per loro un gioco divertente e non uno sforzo eccessivo da fare solo per far contento il papà. Per motivi di sicurezza, è bene che i combattimenti più impegnativi, quelli con le grandi ricciole e con i tonni, vengano affrontati solo con il supporto di un adulto esperto, in condizioni di mare favorevoli e quando il nostro giovane angler avrà raggiunto una struttura fisica tale da poter sopportare sforzi prolungati.

Se tutto questo accadrà, forse, un giorno, saranno loro a tirarci giù dal letto la mattina per andare a pescare!