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Paolo e Nino: ricciola a Paterno

 

Evviva, sono arrivate le Lampughe!

Sabato mattina io e Nino decidiamo di uscire in barca a caccia di lampughe e dirigiamo verso il solito hot spot di Tor Paterno. Il mare è lievemente increspato, il sole è sorto da poco e l’aria, stranamente per il periodo, è leggermente frizzante sul viso.

Passati poco meno di 20 minuti di navigazione raggiungiamo il punto memorizzato sul GPS, ma cos’è successo!!! Diamine, non c’è più la boa! E le lampughe?

Dopo qualche “comprensibile” imprecazione dirigiamo verso l’altra boa, dove per fortuna era evidente la presenza di diverse imbarcazioni…staranno lì. Spinning, piccoli jig e light drifting con pezzetti di sardina…macchè, presenza di lampughe niente….giornata bucata!!!

Cala la tristezza sui nostri volti, ma senza farci prendere troppo dallo sconforto decidiamo di dirigere verso le boe dei sub per rimediare qualche pesciotto a bolentino. Spengo il motore a circa 200 mt dalle boe, sia per l’immediata presenza di subacquei, ma soprattutto perchè il mio Lowrance marca la presenza di qualche branchetto di pesce….saranno sugherelli? Ebbene si, sono proprio loro.

paolo ricciola

Cambiamo idea e decidiamo pertanto di pescarne un po’ per tentare di innescarli a traina….hai visto mai!.Nel giro di pochi minuti abbiamo 5 pescetti in vasca e allora decidiamo di tentare. Mi allontano un po’, accendo il 10 cv e innescato il sugherello comincio a mollare la lenza con molta calma. Raggiunta la profondità desiderata, registro la frizione ed inserisco la canna nel supporto. Ora il mare è come un olio, la presenza del caldo inizia a farsi sentire e la bassa velocità con cui trainiamo non riesce a rinfrescarci minimamente.

Ma passano neanche 10 minuti che il fischio del mio Gorilla 12 interrompe le nostre conversazioni. “Ca..o!!! È partita la canna!!! Nino, vai subito al timone, passami la pancera e…..tira fuori il raffio”. Mi sono ritrovato con la canna in mano senza accorgermene, mentre dall’altra parte c’era una bestia incazzata che tirava giù testate, una dopo l’altra….il combattimento era iniziato.Impartivo ordini a Nino senza neanche accorgermi di quello che dicevo, stavo in un mondo tutto mio, nelle orecchie solo il cicalino del mulinello, nella vista il fusto della canna che fletteva di continuo. All’improvviso il ritorno alla realtà, via la nebbia e la confusione. Chiedo a Nino di mettermi la pancera (mi stavo letteralmente bucando l’addome) e di dirigere verso una batimetrica maggiore. L’emozione era presente, ma anche la paura che finisse tutto; insomma i soliti pensieri ricorrenti….avrò legato bene gli ami, reggerà la montatura, non pescherò troppo fino?

nino ricciola

Dopo diversi minuti di duro ed impegnativo combattimento, ad una decina di metri sotto la barca, scorgo la sagoma di una bella ricciola. Si, è proprio lei! Il suo fianco specchiava, mentre nel suo sguardo un accenno di sfida. Anche Nino si affacciò per vederla…“niente paura Paolo, continua così, lavoratela bene!”. L’ultima ma fiacca partenza, e per lei niente più da fare…qualche altro giro di manovella e la “regina” era aggallata accanto alla murata di dritta. Nino la raffiava con freddezza mentre io, poggiata la canna, la trattenevo con un braccio infilato nella branchia. Uno, due, tre…era fatta….ora stava a bordo! In bocca il piccolo amo trainante mentre il ferrante pendeva sul suo labbro.

Guardando intorno mi accorsi di essere circondato da diverse barche, i subacquei che avevo notato all’inizio si erano fermati a vedere il combattimento, con la sola testa fuori dall’acqua a mò di birilli su una pista da bowling. E mentre partiva anche qualche timido accenno di applauso, mi sono ritrovato abbracciato a Nino che esprimeva tutta la sua contentezza gridando: “ Grandi! Siamo grandi!”.

Paolo "Swordfish"

 

 

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