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    A pesca con Lupus: a caccia al re dei nostri mari: il Tonno Rosso.

Pesca responsabile

 

 

Nella pesca sportiva, non solo in quella da terra dove l’incontro con prede piccole è più frequente, è relativamente facile cha capiti la cattura di esemplari di taglia piccola, ovvero pesci allo stato giovanile la cui crescita è da poco iniziata. Questi incontri sono più frequenti in estate, periodo successivo alla riproduzione della maggior parte dei pesci e che avviene appunto in primavera. Proprio in estate, questi piccoli pesci nati da milioni di uova fecondate, hanno già l’età e le dimensioni per cibarsi di piccoli pesci, cefalopodi e crostacei e quindi anche delle esche artificiali o naturali da noi presentate durante la pesca; però non hanno l’età giusta, non solo perchè molti di questi pesci possono raggiungere dimensioni molto maggiori e quindi è un gran peccato trattenerli “appena nati”, ma anche perché, in alcuni casi, sono protetti dalla legge dato che sono sotto le misure consentite per trattenerli (misure minime ).

    

 cerniotto

  

Uno dei fenomeni più diffusi di pesca di pesci sotto misura è quella del tonno rosso. Un po’ per ignoranza, un po’ per assenza di etica sportiva nell’esercizio di questa attività, la pesca di questo splendido tunnide, nel suo primo anno di vita, viene ancora oggi praticata molto intensivamente dai pescasportivi nel momento in cui accosta, da metà Agosto in poi, quando le sue dimensioni sono simili a quelle del palmo di una mano, fino a Dicembre, quando già ha raggiunto dimensioni che oscillano tra i 2 ed i 3 kg. In questo arco di tempo la quantità di pesce pescata di piccoli tonni rossi da tutti i pescatori sportivi è in certe zone d’Italia spaventosa. Un tempo anche da noi era frequente vedere in banchina pescatori fieri di aver fatto una mattanza di piccoli rossi, anche a centinaia di esemplari, alcuni per scopi commerciali, altri solo per il gusto di prendere tanto pesce. Moltiplicate questo evento per migliaia di pescatori e moltiplicatelo ancora per tutto il periodo di pesca. Vedrete che viene fuori un calcolo spaventoso, ovvero, milioni di tonnetti strappati alla natura nel loro primo anno di vita; alcuni di questi pesci, se così non fosse, sarebbero destinati ad arrivare a dimensioni di 4-500 kg.

Negli ultimi tempi l’inasprimento delle pene, l’intensificarsi dei controlli, lo sviluppo di una maggior consapevolezza ecologica tra molti pescatori ha ridotto ma ancora non debellato questo fenomeno. Ricordiamo a tutti che la pesca sportiva del tonno rosso nel Mediterraneo è soggetta a regolamento specifico, che è necessario essere autorizzati dalla Capitaneria di porto, che è praticabile solo dal 15 Giugno al 14 Ottobre e che le misure minime sono di 115 cm. o di 30 chili.

   

Piccolo tonno rosso

 

Ma l’esistenza del tonno non è messa a dura prova solo dai pescatori con canna e mulinello, anzi, questi sono il pericolo meno minaccioso. Il pericolo vero sono le moderne tonnare.

Anni fa, l’esistenza delle tonnare non era un gran pericolo per il tonno. La maggior parte delle tonnare erano fisse, disposte lungo la costa nel tentativo di catturare i tonni al momento che questi facevano i loro passaggi stagionali in precisi punti, quindi queste reti erano concepite per catturare solo quei tonni facenti parte in uno specifico branco che aveva dette abitudini e prenderli stagionalmente, una volta l’anno.

Ora c’é un nuovo ed importante pericolo: le tonnare volanti, o navi fattoria. Negli anni ‘90 è esploso non solo il boom della pesca sportiva di questo pesce, ma anche il commercio, a livello mondiale, delle varie specie di tonno. Tra tutti i paesi è il Giappone il maggior consumatore di tonno, ma anche il responsabile numero uno della decimazione di queste specie. Le tonnare volanti pescano tonni per tutto l’anno, battendo tutte le coste del Mediterraneo, quindi una pesca intensa svolta a 360 gradi, non limitata ad un determinato periodo o passaggio di tonni, ma estesa in tutte le direzioni.

Purtroppo. le  leggi in vigore in materia di pesca sono insufficienti a garantire la salvaguardia del tonno rosso e le tecnologie sono arrivate a livelli tali da lasciar poca via di scampo a questo tunnide: aerei, elicotteri, persino satelliti sono gli strumenti messi in atto per l’individuazione dei branchi di pesci; interi branchi di tonni vengono così sterminati e, a seconda del tipo di tonnara, messi in gabbia per l’allevamento e la crescita per gli esemplari più piccoli. Proprio così, la crescita degli esemplari più piccoli, in attesa di immetterli nel circuito della commercializzazione!!! Perché queste splendide persone hanno trovato il sistema per aggirare la legge: gli esemplari più piccoli vengono trattenuti anche se sotto misura e poiché non vengono uccisi, ma tenuti in vita fino al ragiungimento della taglia minima legale, non commettono nessun tipo di reato e quindi la passano liscia. E cos' adesso assistiamo non più alle vecchie tonnare fisse, ormai in crisi per la carenza di tonni, che pescavano un numero limitato di grossi esemplari, ma ad una vera e propria carneficina perpetuata mediante la cattura di tonni di tutte le misure, senza dar loro la possibilità di riprodursi, e continuamente per tutto l’arco dell’anno. La situazione è critica, perché l’esistenza del tonno rosso è davvero messa a repentaglio da questi sistemi e di questo passo si assisterà all’estinzione di una specie che in mare è sempre stata simbolo di grandezza e predominanza.

Le norme dettate dall'ICCAT ed entrate in vigore negli ultimi due anni non sono forse ancora sufficienti a debellare il problema ma sono comunque estremamente importanti perchè indicano chiaramente una strada, quella della limitazione del prelievo al fine di non ridurre ancora di più gli stock di tonni, anzi sono un utile strumento per cercare di riportarli gradualmente ai livelli di qualche anno fa.

Nel frattempo però se ne sono fatti di danni e noi ne siamo testimoni potendo osservare le pesanti ripercussioni di questi comportamenti sulla pesca sportiva. Siamo passati da un periodo nel quale era possibile avere anche una decina di strike al giorno di pesci superiori al quintale alla situazione tragica di 2-3 anni fa con tutta una stagione dedicata magari alla cattura di un solo esemplare di taglia media o piccola.

Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un miglioramento della situazione, speriamo si prosegui con sempre maggior decisione lungo questa strada!

Un’altra specie pregiata presa di mira dai “cattura pescetti”, ma anche dei professionisti, è la ricciola.

Questo splendido carangide, che si riproduce in primavera, depone le uova che si schiudono ad inizio estate.

I piccoli nati già a metà agosto pesano 3-400 grammi.

    

 ricciolette

    

Nonostante la ridotta taglia di questi pesci, forse a causa della loro inesperienza come predatori, le piccole ricciole attaccano con voracità qualsiasi esca, naturale o artificiale, che gli capita sotto tiro. I pescatori sportivi, che sportivi non lo sono affatto, aspettano con ansia questo periodo per macellare questi neonati del mare.

La ricciola è un pesce che raggiunge 60-70 kg. di peso e ucciderle in età così giovanile è davvero un peccato. Eppure le ricciolette, chiamate anche limoncelle o limoncini, data la loro colorazione tendente al giallo, vengono insidiate con la traina costiera, col light jigging e con il light drifting, in prossimità di scogliere e zone portuali.

Anche in questo caso i pescatori fanno inutili e deprimevoli pescate di decine e decine di piccoli esemplari destinati a diventare ricciole di tutto rispetto ma la cui vita è prematuramente troncata sul nascere.

Per chiarezza, diciamo subito che non si violano norme restrittive sulla taglia poste alla difesa di questa specie. Tuttavia, in questi casi un pò di cultura e di rispetto del mare e delle sue creature non farebbe male a quelle persone che vivono il mare tutti i giorni o anche solo piccoli periodi dell’anno. Un rilascio di questi pesci è doveroso e il mare ricompenserà quei pescatori che restituiranno la vita ad un pesce che per “sbaglio” è finito vittima delle nostre lenze.

Come al solito, però, il nemico numero uno delle ricciole non sono i pescatori sportivi ma i professionisti. L’arma micidiale, in questo caso, è chiamata “Cianciola”, una rete di circuizione in grado di catturare tutto ciò che capita all’interno della sua cinta.

Pure le ricciole sono in serio pericolo nei nostri mari (ma non come il tonno rosso) e una più scrupolosa attuazione delle leggi sarebbe indispensabile per salvaguardare la salute di questo predatore. Spesso le pescate più consistenti vengono fatte fuorilegge, calando le reti in zone vietate o addirittura in aree marine protette, come a volte capita nella purtroppo sfruttatissima area marina protetta delle secche di Tor Paterno, sita sul litorale romano.

Ricordando che la misura minima della ricciola è di 30 cm. (ridicola!) saggiamente estesa ai 60 cm. in Sardegna, speriamo che una più giusta regolamentazione venga messa in praticata per ridurre queste mattanze assurde che spesso sono davvero inutili.

Purtroppo la lista dei pesci tutelati dalla legge ma messi alle corde dai pescatori è molto lunga. Non potendo elencarli tutti ricordiamo che esiste anche la cernia, pesce non minacciato tanto dai pescatori professionisti quanto i pescatori sportivi e non solo, in questo caso anche dai pescatori subacquei, essendo la cernia una preda che, specialmente nel passato, era insidiata molto tenacemente da questi ultimi.

Oggi è difficile assistere a mattanze di questo splendido serranide, principe indiscusso degli anfratti rocciosi, poiché il suo numero in natura è molto più limitato rispetto alle specie sopra citate. Gli esemplari più piccoli vengono prelevati dal mare che circonda le zone portuali e il bassofondo roccioso.

    

 cernuiotta

  

Per quanto riguarda noi pescatori di superficie, generalmente le cernie vengono insidiate con la piccola traina costiera o con la pesca a fondo con esca naturale. Regolarmente l’ignoranza dei pescatori porta al trattenimento di questo pesce, non conoscendolo bene e non sapendo che esiste anche una misura minima di legge che è di 45 cm. Non solo, la cernia è un pesce che raggiunge svariate decine di chilogrammi di peso e che meriterebbe qualche chance in più di raggiungere un'età adulta.

Tra le specie di pesci maggiormente minacciati dalle canne da pesca c’é la lampuga. Anche i primi esemplari di lampuga possono essere catturati ai primi accostamenti dei branchi di piccola taglia, in genere all’inizio del mese di Agosto. In questo periodo le dimensioni di questo spettacolare e coloratissimo predatore, che si è insidiato nella nostre acque sempre con presenza maggiore, possono essere nell’intorno dei 2-300 grammi per poche decine di centimetri di lunghezza.

La lampuga non è una specie ittica a rischio come nel caso di tonno rosso o della ricciola, non per questo può essere soggetta a prelievi indiscriminati. Troppo spesso si assiste a mattanze veramente insignificanti che vedono, molte volte, banchine piene di centinaia di esemplari di piccole lampughe catturate da singoli equipaggi.

La pesca della lampuga viene effettuata in traina costiera, traina d’altura, spinning e drifting. La voracità di questo pesce rende facile la sua cattura.

A volte i pescatori collocano in mezzo al mare i cosiddetti “Cannizzi”, piccole piattaforme galleggianti formate da lunghi teli naturali o sintetici, atti a formare zone d’ombra sotto le quali le lampughe gradiscono stazionare. Una volta formato il piccolo habitat, generalmente ci vuole almeno una settimana, i pescatori trainano o pescano a spinning intorno al cannizzo collezionando una cattura dopo l’altra. Tale prassi la giunichiamo eticamente approvabile solo a patto che si rispetti un certo equilibrio nel prelievo, magari limitandoci nel numero di catture e trattenendo solo gli esemplari di una certa dimensione.

Proseguiamo con un predatore “nuovo” che ultimamente sta riscuotendo molto successo e sta diventando sempre più numeroso sulle coste italiane: il barracuda del mediterraneo. Questo pesce (Sphiraena Sphiraena), da non confondere con il luccio di mare, anche se molto simile e appartenente alla stessa specie, è un pesce che può raggiungere pesi fino a 7-8 kg. circa.

Non è una specie a rischio e, anche se le sue carni sono ottime, non è molto apprezzato in cucina, cosicché è scarsamente ricercato dai professionisti e quindi, in alcune zone, molto numeroso. La sua massiccia presenza però non deve far venire meno la sportività di ogni pescatore che può, anzi, dovrebbe fissarsi dei limiti, che in termini di dimensioni sono fissati dalla legge in appena 30 cm., sia in termini di quantità e di peso sia di scelta della tecnica, considerato che in alcune località si pescano i barracuda a “strappo” approfittando del loro massiccio raggruppamento in prossimità del periodo della riproduzione.

In estate, specie all'interno dei porti, i piccoli barracuda nati da poco dalla schiusa delle uova, sono lunghi quanto un palmo della mano, e nuotano in quantità numerosissima pronti a lanciarsi verso qualsiasi tipo di esca dando sfogo ad una innata aggressività.

Inutile dire che deploriamo le mattanze di questo novellame fatte da certi tipi di pescatori che trovano soddisfazioni uccidendo centinaia di baby barracuda.

Stà nella coscienza di ognuno di noi capire quale è la misura giusta per fermarsi e pensare che ci sono vie alternative per pescare e divertirsi allo stesso modo, se non di più.

Concludiamo con il serra, anch'esso un predatore aggressivo, divertente da pescare, che sempre maggiori consensi raccoglie tra i pescatori sportivi, anche perché può essere insidiato con esche naturali come artificiali, da terra come dalla barca.

Già, ma per essere un pesce divertente da pescare deve crescere. E lui crescerebbe anche se solo gli dessimo il tempo. Eppure c’è ancora chi approfitta delle abitudini gregarie degli esemplari giovani per effettuare assurde mattanze. E così gli esemplari sopra i 5-6 chili sono rari... 

La lista potrebbe continuare, un po’ con tutti i pesci che per natura crescono fino a taglie interessanti. Dovremmo parlare dei dentici, dei prai, delle orate, dei saraghi, delle spigole… Per tutti vale una regola, al di là delle leggi più o meno lacunose: usiamo la testa, non facciamoci trascinare dall’istinto, pensiamo al futuro.

Il nostro contributo, nel liberare questi piccoli pesci, sicuramente non sarà decisivo per salvare il mare dalla mano distruttrice dell’uomo, ma sarà ugualmente importante dare un buon esempio al nostro prossimo al fine di arrivare ad una mentalità diversa da quella attuale, una mentalità di rispetto e coesistenza col mare e allora si che si potrà dare un grosso contributo nella conservazione della salute di questo splendido habitat che madre natura è stata così generosa nel regalarci.