In foce
Ottobre del 2003, la stagione della traina è nel suo momento migliore. Quest'anno oltre ai serra, anche di notevoli dimensioni, la foce del fiume Tevere registra la presenza di tante leccie, come non se ne erano mai viste inprecedenza.
Oggi sono solo, almeno all'inizio ma di rinunciare non se ne parla. Il mare è talmente bello che esco tranquillamente con il mio gommoncino, un Asso di metri 3,80 con motore Tohatsu 9,8 cavalli. Un gommone piccolo ma perfettamente adeguato a quello che devo fare oggi: pescare il vivo nel Tevere e trainare con questo nel tratto di mare antistante la foce. Esco in mare dal porticciolo del "vecchio faro" a Fiumicino. Da lì a Fiumara ci sono poche centinaia di metri di mare che oggi è calmo come l'olio.
Procurato il vivo, dei cefali di notevoli dimensioni, ridiscendo il corso del fiume ed intanto armo la canna, una normic 20 libbre con TLD25 e nylon dello 0,60. Per le lecce è quello che ci vuole.
Decido di montare anche il cavetto d'acciaio perchè in giro oltre alle lecce ci sono anche i serra, abbastanza grossi da attaccare esche di oltre mezzo chilo.
Dopo qualche giro a vuoto, avverto gli inconfondibili segnali che un predatore si è interessato alla mia esca. Il cefalo, infatti, improvvisamente è salito in superficie e accenna ora a delle piccole fughe laterali. Dopo un pò vedo un'ombra scura subito dietro all'esca. E' un bel pesce, penso si tratti di una leccia.
Provo a rallentare, fino a fermarmi e per tre volte il predatore scompare ma quando riparto lui ritorna sempre, però non si decide ad attaccare.
Nel frattempo ho attraversato tutta la corrente del fiume, ero sul lato di Ostia, ora sono su quello di Fiumicino.
Provo a far surfare il cefalo sull'acqua alzando la canna al massimo. Il pesce innescato lascia la scia a galla, ben evidente, da una parte e dall'altra. Tutto inutile, il predatore affianca il pesce ma non lo attacca, poi si rimette in scia.
Tento qualche recupero veloce, faccio avvicinare il cefalo innescato e quel pesce che mi fa ammattire è sempre là. Ora lo vedo bene. Mi ero sbagliato, non è una leccia, si tratta di un grosso serra.
Sono arrivato ormai al faro, ho percorso mezzo miglio e ancora non sono venuto a capo di una situazione che appare senza soluzione.
Tento il tutto per tutto. Accelero con decisione. Il cefalo non riesce più a nuotare, inizia a spiattellare sull'acqua, trascinato più che trainato, a una velocità eccessiva, da artificiale più che da vivo. E il serra attacca.
L'attrezzatura è dimensionata per le lecce, non ci sono problemi. Qualche veloce ma breve fuga, un paio di salti fuor d'acqua e il serra al raffio. Lo imbarco e lo posso finalmente ammirare in tutto il suo splendore. E' davvero grosso, lo peso: 8 chili.
La giornata registra poi la cattura di una bella leccia di 15 chili. Tutto come previsto, in questo caso: attacco deciso, fuga, ferrata, combattimento tosto il giusto, raffiata e pesce in barca.
Caricato a bordo Giulio "tsunami" facciamo un altro giretto. Una leccia si mostra interessata a un nostro cefalo ma dopo un attacco timido rinuncia e se ne va, disturbata anche da un'altra barca in traina che si trova proprio lì. Pazienza.
Finisce qui, con la foto ricordo per una giornata caratterizzata da una cattura davvero particolare, di quelle che fanno pensare ...