L’esca ideale ha delle precise caratteristiche:
1) è un’esca che è predata abitualmente in quell’ambiente ed in quella stagione dai pesci che vogliamo insidiare;
2) è un’esca di dimensioni proporzionate a quelle del pesce al quale è destinato;
3) è un’esca che mantiene una buona vitalità per lungo tempo;
4) è un’esca di facile reperibilità;
5) è un’esca che non richiede particolari accorgimenti per essere mantenuta in piena forma in attesa di essere innescata.
Seppia
Non è come il calamaro, però si fa valere con i medesimi pesci. La sua stagionalità va dall’autunno alla primavera. Non è così difficile pescarla se si hanno zone sabbiose a portata di barca ed è possibile anche ricorrere a chi la pesca la pratica in modo professionale. Ha una vitalità eccezionale e può essere conservata per giorni disponendo di una nassa in acqua. Come il calamaro, mantiene una buona efficacia anche da morta, se ben conservata.
Un tempo si riteneva fosse l’unica esca che avesse successo nella traina col vivo a dentici e ricciole. In alcune zone, ha ormai perso in parte efficacia con questi pesci mentre risulta ancora eccezionale per i serra e le lampughe, discreta per le lecce, specie se di generose dimensioni. E' apprezzata anche da cernie e barracuda. Presente lungo costa in estate ed in autunno, in molte zone è di facile cattura ma in altre è piuttosto rara. Molto vitale anche da innescata, non è così facile da mantenere viva e richiede alcune accortezze quali l’uso della vasca rotonda piuttosto che l’agugliara. Da morta è ancora perfettamente utilizzabile con i serra.
Esca buona per le ricciole e per le lecce solo se di dimensioni adeguate. Ottima, invece, nelle dimensioni abituali, per i dentici, i serra ed i barracuda. Presente in branchi vicino alla costa dalla tarda primavera all’autunno inoltrato ma non in tutte le zone. Non presenta particolari difficoltà di pesca, soprattutto a bolentino con i sabiki ma solo dopo averne individuato il branco con l’ecoscandaglio, cosa che alle volte è tutt’altro che facile. E’ un pesce di buona vitalità e di facile mantenimento in vasca. In nassa può essere conservato per qualche ora, poi è vittima di parassiti che ne minano la vitalità.
A seconda dellle dimensioni, è un’esca molto buona per le ricciole ed i dentici, discreta per i barracuda. Non è presente in tutte le zone ma solo in quelle rocciose o miste. Stagionalità: da primavera all’autunno, soprattutto, anche in inverno, seppure in minor quantità. Si pesca a traina con piume e piccoli artificiali od i vermi, soprattutto, e non sempre è facile da ingannare, specie nelle ore di maggior luce. Appena calata in acqua, emette molte vibrazioni, poi la sua vitalità diminuisce gradualmente. Si conserva bene nella vasca del vivo e nella nassa è anch’essa vittima dei parassiti dopo alcune ore di permanenza.
Esca molto buona, se di dimensioni non eccessive, con le ricciole, le uniche che hanno un apparato boccale in grado di ingoiare pesci che comunque sono generalmente da oltre mezzo chilo. Presenti solo in zone rocciose, non sempre sono facili da pescare, in genere trainando con gli artificiali. E’ un pesce abbastanza vitale quando innescato, difficile però da conservare nella vasca del vivo dove, per ovvi motivi legati alle sue dimensioni, ha difficoltà di nuoto. Come tutti i pesci-esca di notevoli dimensioni, richiede inneschi con ami adeguati. I piccoli esemplari, trainati in foce, hanno dato ottimi risultati con i serra, anche da morti.
In estate ed in autunno e se di dimensioni non eccessive può essere utilizzato con successo con ricciole, serra e lecce. Di facile cattura solo in certe zone ed in certi momenti particolari, può essere considerata un’alternativa ad esche più tradizionali. La sua conservazione non è agevolissima e richiede un innesco “per il naso” per conservarlo vitale più a lungo.
Esca prevalentemente invernale. Efficace con i dentici e gli ultimi serra di stagione. In genere è di facile cattura a bolentino e non richiede particolari accorgimenti per la conservazione in vasca ed in fase di innesco.
Di sicura e provata efficacia per i dentici. Difficile da catturare se non si ha dimestichezza col rezzaglio; impossibile se la nostra zona è priva di rocce ed alghe sottoriva. Possiamo considerarla un’alternativa ad altre esche in caso di necessità. Buona la vitalità.
Altra esca “da dentice”. Se si trova il branco è facile da pescare a bolentino, con il pezzetto di sarda o anche con i sabiki. E’ però un’esca un po’ delicata, da maneggiare con cura in fase d’innesco.
Come la boga, l’efficacia con i dentici è provata ma la sua cattura è condizionata dall’individuazione di un branco, cosa non sempre facile. Col sabiki si prendono con relativa facilità.
Utilizzata in foce, non è una “prima scelta” ma ha comunque una sua validità. Il rendimento non è costante e solo in certe occasioni lecce e serra mostrano di gradirla. E’ un “jolly” da giocare in situazioni difficili o per assenza di altre esche più affidabili.