Informativa al consenso cookies

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e con il tuo consenso, anche per altre finalità ('interazioni e funzionalità semplici', 'miglioramento dell'esperienza', 'misurazione analitici' e 'targeting e pubblicità') come specificato nella cookie policy. Puoi liberamente prestare, rifiutare o revocare il tuo consenso, in qualsiasi momento

    

Misurazione - Dettagli

Miglioramento - Dettagli

Interazioni - Dettagli

Marketing - Dettagli



  • Obiettivo Pesca

    Informazioni, spunti e riflessioni sulla pesca dalla barca nel mare di Roma
  • Uscite Di Pesca a Ostia e Fiumicino

    Traina costiera anche con il vivo - Spinning - Light Drifting - Bolentino - Drifting al Tonno
  • Obiettivo Pesca

    La mia passione e dedizione a questo sport mi ha incentivato a creare uno strumento di informazione aperto a tutti i pescatori
  • DRIFRING AL TONNO ROSSO

    A pesca con Lupus: a caccia al re dei nostri mari: il Tonno Rosso.

Traina in Corsica su barca a vela

 

  

Il progetto era nell’aria da tempo ma per vari motivi non si era mai concretizzato: andare per mare per qualche giorno in barca a vela, per coniugare il piacere della navigazione e della vita di bordo con la passione della pesca che ci lega da tanti anni. Così, quando Cesare (Zeto sul forum), il proprietario di una barca di 37’ perfettamente attrezzata e mio cugino Pietro, mi hanno invitato per una breve crocera in Corsica per pescare dentici e ricciole con la tecnica della traina di fondo col vivo non ci ho pensato due volte ed ho subito accettato.

  

Quella che segue è la cronaca di una vacanza all’insegna del divertimento, di un’esperienza per me nuova di vivere il mare, di tanti momenti di felice relax, di chiacchiere con amici veri, di soddisfazione per le belle catture, di bevute e di risate.

  

Traina in barca a vela

 

Venerdì 14 Luglio

  

L’appuntamento è nel pomeriggio per gli ultimi preparativi prima della partenza presso il nuovo porto di Marina di Grosseto. Zeto ha già provveduto ad integrare la cambusa, non resta che imbarcare l’attrezzatura da pesca e fare il pieno d’acqua e gasolio e siamo pronti a partire.

  

Tira un maestrale teso che ci costringe ad una navigazione a motore. Stare in mare però è piacevole e col vento troviamo un pò di conforto in una delle giornate più calde di questa torrida Estate. Caliamo anche due canne da traina leggera, armate con delle piume artigianali, tanto per vedere se rimediamo la cena. E così è, infatti, perché dopo poco è un tombarello di un paio di chili a farci visita. Intanto la navigazione prosegue piacevolmente, sorseggiando come aperitivo dell’ottimo vino  “Tramonto di maremma”, palese dimostrazione dell’attenzione che Capitan Zeto ha nei confronti dei suoi ospiti. Giunti a ridosso dell’Isola d’Elba approfittiamo del mare un pò più calmo per consumare una gustosa cenetta. Quindi fissiamo i turni di sorveglianza degli strumenti di navigazione (plotter, autopilota e radar, in pratica non si deve far nulla, solo rimanere svegli!).

  

Sabato 15 Luglio

  

Alle prime luci dell’alba siamo al traverso dell’Isola di Capraia. Il vento è calato, finalmente, e con esso il mare. Spira ancora nel verso opposto alla nostra marcia e di issare le vele non se ne parla, peccato. I cicalini dei mulinelli delle canne calate per gli spada hanno taciuto tutta la notte, com’era prevedibile. Eppure gli spada ci sono. Li vediamo tre volte saltare ma di abboccare ai nostri kona non ne vogliono sapere.

  

Foto della corsica

L’ultimo tratto di navigazione ci vede con una tazza di caffè fumante in mano. Già si fanno i piani di battaglia e poco dopo, come arriviamo in vista dell’isolotto della Giraglia, partono i preparativi per la pesca. Un primo tentativo di reperire i sugarelli va a vuoto e ci fa perdere tempo prezioso. Intanto il sole è già alto ed il caldo inizia a farsi sentire. Cambiamo zona e le cose vanno meglio. Finalmente la vasca del vivo si popola di guizzanti sugarelli. Ogni tanto qualcuno di noi salpa un pesce lucertola provocando l’ilarità degli altri.

  

Finalmente in pesca (quella seria). L’assetto di traina prevede una canna col nylon a mezz’acqua, l’altra, col trecciato, rasente il fondo. Battiamo zone ben conosciute. Tutti noi abbiamo pescato decine di volte in quella zona, eppure tutti i nostri tentativi non portano ai risultati attesi. Battiamo diverse batimetriche, seguiamo percorsi che portano le nostre esche con precisione sui punti marcati sul cartografico ma … l’unico attacco, probabilmente di un dentice piccolo, si conclude con lo scippo dell’esca, senza neanche darci l’opportunità di una ferrata e così la mattinata si chiude con un nulla di fatto.

   

Nel primo pomeriggio, dopo una pausa ristoratrice, torniamo in pesca. Finalmente un fremito sulla canna più a fondo. Vado alla canna ed inizio il recupero. E’ un pesce di modeste dimensioni quello che ha attaccato il sugarello e che ora emerge a poca distanza dalla poppa della barca. Un dentice di un paio di chili, non mitiga la delusione per una prima uscita che sa tanto di cappotto. Lo rivaluteremo però la sera a cena: dentice con patate, una autentica leccornia. Un brindisi con del prosecco freddo al punto giusto e poi tutti a nanna, cullati da una leggerissima onda di risacca.

  

 

Dentice 

 

  

Domenica 16 Luglio 

  

Lasciamo l’ormeggio che è ancora notte. Oggi vogliamo rifarci con gli interessi e per questo è necessario sfruttare al meglio le prime luci dell’alba. La cattura dei sugarelli, con i sabiki, è poco più di una formalità. Ormai sappiamo dove sono e andiamo a colpo sicuro.

  

Entriamo in pesca in una zona in cui la profondità varia tra i 30 ed i 35 metri. Nemmeno il tempo di calare la seconda canna e già Pietro è in combattimento con un pesce che tira come un treno. Ne approfitto per fare un pò di fotografie al sole che sorge ed all’angler impegnato in combattimento. Pietro è un pescatore esperto, lo dimostra la calma con la quale controlla le fughe della ricciola, pronto a sfruttare a proprio favore le pause tra una sfuriata e l’altra. Al momento giusto, pompa il pesce con decisione, senza lasciargli il tempo di recuperare le energie. Piano piano la ricciola inizia a dare cenni di cedimento, fino a farsi portare docilmente al raffio. Capitan Zeto agevola l’azione di pesca governando la barca in modo da consentirmi di piazzare un colpo di raffio risolutore.

  

Combattimento con ricciola

La ricciola è vinta e ci lasciamo andare a manifestazioni di gioia contenuta. Non è certo il primo bel pesce che prendiamo, eppure siamo tutti molto contenti. Un pesce di 20 chili è un buon modo per iniziare una battuta di pesca.

  

Ricciola

  

Decidiamo di ripassare sul punto segnato sul cartografico e … Come spesso accade, è questa la giusta strategia da seguire. Questa volta l’attacco è sulla canna più a fondo, quella da me tenuta sotto controllo. Dopo la ferrata parte la fuga ma presto mi accorgo che non si tratta di una ricciola. Il pesce, infatti, cede abbastanza presto e la fuga si arresta. Lo stacco dal fondo e mi sento più tranquillo. Sento sulla canna delle belle testate, trasmesse direttamente dal trecciato, a conferma che si deve trattare di un dentice di notevoli dimensioni. La conferma poco dopo, quando attraverso l’acqua limpidissima scorgiamo i primi bagliori del pesce che gradualmente prende forma. Un preciso colpo di raffio ed un bel dentice di 10 chili è issato a bordo.

  

 

Dentice pescato a traina col vivo

  

   

Nei passaggi successivi non succede nulla, così iniziamo ad allargarci portandoci dapprima sui 40 metri di fondo. Qui un attacco di un pesce, probabilmente un dentice piccolo, si interrompe subito, restituendoci gli ami senza più l’esca. Anche più al largo, sui 50 metri di fondo, non succede più nulla. I pesci, col sole alto, non sono più in attività, è inutile insistere.

  

Dedichiamo le ore più calde ad un pò di riposo e torniamo in pesca nel pomeriggio. Non dobbiamo nemmeno rifare il vivo. I sugarelli sono come appena pescati, perfettamente conservati nella vasca coibentata con ricircolo continuo dell’acqua. Siamo più o meno nella stessa zona di partenza di questa mattina ma per un pò non succede nulla. Forse è ancora troppo presto.

  

Ci portiamo un pò più al largo ed è sulla canna a mezz’acqua che abbiamo un attacco deciso. Ferrato il pesce cerco di contrastarne la fuga verso il fondo. Sfrutto anche l’elasticità del nylon e lo fermo. E’ un altro dentice, lo riconosco bene ed è ancora un pesce grosso e molto combattivo. Pompo con decisione e pian piano incomincio a portarlo in superficie. Appoggiato sulla plancia di poppa e illuminato dai raggi di sole della sera si mostra in tutta la sua maestosità. Ha una livrea bellissima, con sfumature rossastre e blu su una base argentea. Un gran bel pesce, 8 chili e mezzo, per la cronaca.

  

Ora tocca al Capitano che fin qui ha lasciato a Pietro e a me il compito di portare a termine le catture dedicandosi alla conduzione della barca. Il suo primo tentativo è frustrato dalla improvvisa perdita del pesce che si slama a mezz’acqua, quando ormai la sua reazione sembrava domata. Peccato, doveva essere un altro denticione.

  

Quello che successivamente attacca un altro sugarello trainato a fondo non è altrettanto fortunato. Capitan Zeto lo porta a bordo con sicurezza. Un bel dentice di 7 chili, a conclusione di una giornata memorabile.

  

Dentice e praio

  

Lungo il breve tragitto di ritorno un branco di delfini ci accompagna gioioso. E’ ormai notte quando, ancorata la barca in rada, consumiamo una cena frugale sotto un cielo stellato che è uno spettacolo! Poi tutti in cabina per le poche ore di sonno che ci spettano fino alla prossima alba.

  

Lunedì 17 Luglio

 

E’ prima dell’alba, in verità, quando suona la sveglia. Inatteso, nella notte si è alzato il vento che ora spira a più di 20 nodi. Conveniamo di andare comunque a procurarci il vivo in una zona un pò ridossata per decidere successivamente se andare a pescare. La tecnica è sempre la stessa: si individua il branco dei sugarelli mediante l’ecoscandaglio, quindi si calano i sabiki e con questi, in pochi minuti, ne prendiamo a sufficienza per pescare tutto il giorno.

  

Decidiamo che un tentativo lo si può fare, però ci accorgiamo presto che solo a favore di vento, col motore in folle, è possibile pescare bene, anche se è necessario calare una grande ancora galleggiante a poppa per rallentare la barca. Controvento, invece, le raffiche fanno girare la barca di fianco ed è impossibile pescare come si deve.

  

Nonostante le condizioni avverse presto c’è da lavorare alle canne. E’ ancora Pietro a vedersela con una ricciola di buone dimensioni. Pochi minuti di tira e molla ed il pesce è definitivamente vinto. E’ una ricciola di 13 chili, il nostro compenso per aver sfidato il vento ed il mare avversi.

   

Ricciola

Sull’attacco successivo vado invece in bianco. La mia ferrata arriva forse in ritardo ed il sugarello reso in poltiglia è la prova che l’autore del misfatto era un dentice, probabilmente grosso. Ci resto un pò male ma … son cose che capitano.

  

Nel frattempo il vento è ancora rinforzato e decidiamo di cercare riparo a ridosso di una punta. Abbiamo trainato per meno di due ore ma le condizioni sono diventate davvero troppo difficili. Ci consoliamo con una ricca colazione e ne approfittiamo per un pò di riposo. Passano le ore e la situazione non migliora. Intanto studiamo con attenzione le carte meteo scaricate da internet per decidere quando è meglio intraprendere il viaggio di ritorno.

  

Il vento cala improvvisamente quando già il sole sta per tuffarsi nel mare. Senza esitazioni puntiamo sulla zona di pesca per un’ultima trainata. Abbiamo un’ora di tempo, non di più. La sfruttiamo comunque bene e Capitan Zeto recupera senza problemi una cernia di 4 chili, bellissima nei suoi colori giallo e marrone.

  

Cernia

  

Rapidamente sistemiamo il carico a bordo e puntiamo verso la costa italiana. Ancora una volta la navigazione avviene a motore, purtroppo il vento non ci è amico e spira sempre nella direzione opposta alla rotta che dobbiamo seguire.

  

Martedì 18 Luglio

  

La notte è passata in navigazione. Come già all’andata ci siamo alternati al timone, si fa per dire, perché è tutto automatizzato.

  

Purtroppo anche dopo aver passato l’isola d’Elba la navigazione deve continuare al lento ritmo del motore diesel. Le canne tacciono durante tutta la navigazione ma il tempo scorre veloce tra i commenti pieni di soddisfazione per il buon esito della spedizione ed i programmi futuri.

  

Attracchiamo alla banchina all’interno del porto di Marina di Grosseto in tarda mattina e dopo la pulizia della barca è il tempo dei saluti. Siamo tutti un pò “cotti”, dal sole, dal mare, dalle forti emozioni vissute insieme in questa vacanza che non dimenticherò.

  

Grazie Pietro. Grazie Cesare, mitico Capitan Zeto. Alla prossima avventura.

 

Torna alla pagina delle catture dello staff