Una ricciola a spinning
Oggi il mare ha deciso di sorprenderci con il meglio del repertorio. In giro numerose mangianze sui branchi di costardelle segnalate da decine di gabbiani e altri uccelli marini e formate soprattutto dai tombarelli ma anche da tonni grandi che di tanto in tanto vediamo saltare. Dai movimenti in acqua sospettiamo la presenza di palamite e ricciole ed è proprio pensando a queste ultime che si traina con due canne innescate con sugarelli vivi, una in superficie ed una a mezz’acqua.
Le mangianze sono numerose ma di dimensioni ridotte, scoppiano e si esauriscono in fretta. I pesci corrono da una parte all’altra e non è facile riuscire a trovarsi nel punto giusto al momento giusto, spesso si arriva in ritardo, con i gabbiani che si riposano e galleggiano in superficie.
Ora però ci siamo, vediamo il branchetto di costardelle, è appallato a galla e tutto intorno gli schizzi dei predatori e gli uccelli che si tuffano. Attimi di attesa… e parte la canna in superficie. Ferro e inizio il combattimento con un pesce che resta sotto il pelo dell’acqua e nuota veloce, parallelo alla barca.
Pompato con decisione il pesce si esibisce in un paio di salti consentendoci di identificarne la specie, è una lampuga. Arriva al guadino senza difficoltà, vista l’attrezzatura sovradimensionata. È un coloratissimo maschio di quasi 5 chili. Una gradita sorpresa.
Si continua ma ora so che ci sono anche loro ed è per questo che armo anche una canna da spinning, l’unica che ho in barca, la Bionic Blade da 1 oncia, con mulinello Tica Scrambler 6000 imbobinato col trecciato PP da 30 libbre. Di artificiali non ne ho tanti con me, monto un Abu Garcia Tormentor Coast da 20 grammi, un artificiale che usato sulle mangianze si è fattogià valere con gli alletterati.
Passiamo accanto ad una mangianza, vedo i pescetti e sotto mi pare di vedere le lampughe (sarà suggestione?)… lancio, due giri di manovella e … bum!
Ho l’impressione di vedere un pesce molto grosso nuotare per allontanarsi e lo catalogo mentalmente come una lampuga ben più grossa di quella pesa in precedenza.
Ora la fuga si fa potente e in verità la subisco un po’, nell’impossibilità di limitarla non posso che assistere impotente alla fuoriuscita del trecciato dal mulinello. La bobina si assottiglia e solo risalendo con la barca riesco a recuperare un po’ di lenza.
La cosa si ripete parecchie volte… Certo che è strana questa lampuga… non combatte in superficie ma anzi cerca con insistenza il fondo che si trova giù, una sessantina di metri sotto. Le fughe, pur potenti, non sono però veloci, non si tratta perciò di un tonno. Il dubbio si fa strada piano piano, vuoi vedere che è una ricciola?
Intanto passano i minuti, mentalmente ripercorro la lenza in cerca dei punti deboli. Il terminale in nylon è dello 0,45 o dello 0,50? E il moschettone reggerà? E l’ancoretta?
Quando posso pompo il pesce ma senza forzarlo troppo e cerco sempre di assecondare le sue fughe. Mi aspetto il cedimento dell’attrezzatura da un momento all’altro e invece i minuti passano e il pesce è ancora lì sotto a tirare verso il fondo.
Col tempo il pesce sta perdendo le forze. Le fughe sono molto più corte e spesso si limita a mantenere le distanze. Lavoro ormai sempre sulla verticale del pesce che cerca ancora insistentemente il fondo e ogni tanto una testata mi fa venire i brividi.
Recupero altri metri di lenza finchè sotto la barca si vede il chiarore del pesce che nuota su un fianco. Mio fratello va in acqua per riprendere le ultime fasi del combattimento. La ricciola molla e si fa portare in superficie dove la agganciamo col raffio, il combattimento è finito, questa volta ha vinto il pescatore. E’ un pesce di 21 chili, un pesce che mai mi sarei aspettato di prendere con quella attrezzatura e soprattutto a spinning!
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